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Teatro Rossetti
largo Giorgio Gaber
Teatro Miela
piazza Duca degli Abruzzi 3
Cinema Ambasciatori
viale XX Settembre 35
La 37^ edizione del Trieste Film Festival si svolgerà dal 16 al 24 gennaio 2026. Saranno 9 giornate ricche di eventi e di bellissimi film! Le proiezioni si terranno al Politeama Rossetti, al Cinema Ambasciatori e al Teatro Miela.
Il programma del festival include proiezioni, incontri con registe e registi, autrici e autori, presentazioni di libri, masterclass, appuntamenti di studio e approfondimento, mostre, concerti, attività per il pubblico dei “piccoli” e momenti di festa che coinvolgeranno l’intera città.
Una donna e un uomo avanzano nel vento, trattenendo il cappello e le giacche, nella Trieste degli anni ‘50: gli scatti sono di Ugo Borsatti e cattura una protagonista della vita triestina, di allora e di oggi, la bora. Saranno queste le immagini simbolo della locandina ufficiale del 37. Trieste Film Festival, il primo e più importante appuntamento italiano con il cinema dell'Europa centro orientale, che intende omaggiare il grande fotografo triestino scomparso nell’ultimo anno.
Allo stesso tempo, il festival intende porre in primo piano la bora come compagna di viaggio da sempre, nel suo mese per antonomasia, con gioco e ironia. La rassegna si svolgerà infatti a Trieste dal 16 al 24 gennaio con film, documentari, corti, masterclass e incontri con i protagonisti, dai grandi maestri agli esordienti, registi e attori, e con le loro storie, capaci di creare ponti tra Est e Ovest.
Vento dell’Est. Due foto chiare che catturano un momento della quotidianità, quando nei mesi invernali scende sulla città il vento continentale secco e freddo, con impatto dall’Altopiano carsico al mare: così la bora diventa un elemento naturale con cui convivere, un simbolo da condividere, che indica una direzione verso cui guardare. Non solo fenomeno atmosferico, ma un’energia che irrompe in città, protagonista al punto di influenzare i gesti, i ritmi, i corpi. Con il suo bianco e nero netto e la composizione dinamica, gli scatti trasformano momenti ordinari in poesia visiva, rendendo omaggio a un’identità cittadina profonda e inconfondibile.
Le foto scelte per rappresentare l’immagine dell’edizione di quest’anno sono prese dall'Archivio Foto Omnia di Ugo Borsatti in deposito presso la Fototeca dei Civici Musei di Storia e Arte del Comune di Trieste e di Proprietà della Fondazione CRTrieste: la raccolta comprende immagini scattate dal fotografo triestino, ritratte in un arco cronologico che dai primi anni Cinquanta conduce ai primi anni Novanta del secolo scorso, uno straordinario racconto visivo di Trieste, dal dopoguerra, quando la città non era giuridicamente italiana, sino ai tempi più recenti.
Scomparso a 98 anni nel marzo 2025, Ugo Borsatti ha conservato fino all’ultimo uno sguardo attento su Trieste e l’Italia, sempre in relazione con i fenomeni sociali che hanno attraversato l’ultimo secolo. Nato nel 1927, comincia a scattare giovanissimo, nel 1943, immortalando un momento storico: la cattura dei soldati italiani da parte dei tedeschi. Dopo il lavoro coatto durante la guerra, apre nel 1952 lo studio Foto Omnia, diventando uno dei principali fotoreporter per testate come Il Gazzettino, Tuttosport, Corriere della Sera e Messaggero Veneto. Affiancato per tutta la vita dalla moglie Bruna Iaculin, è stato premiato con importanti riconoscimenti, tra cui il titolo di Cavaliere della Repubblica e il Sigillo d’Oro del Comune di Trieste. Il suo archivio, composto da circa 500.000 fotografie, è oggi custodito dalla Fototeca dei Civici Musei di Storia ed Arte di Trieste.
Nato alla vigilia della caduta del Muro di Berlino, il festival rappresenta un osservatorio privilegiato sulla società contemporanea europea, proponendo uno sguardo critico rivolto alle tematiche di oggi: dalle disuguaglianze alle migrazioni, dalle questioni di genere ai diritti civili, dai nazionalismi insorgenti alle frontiere e alle identità plurali. Una visione multietnica e frammentata della Nuova Europa, sede dell’incontro di voci e di Paesi in continuo cambiamento, crocevia di culture.
Tra i focus presenti in programma al festival, ci sarà anche “Wild Roses”, la sezione dedicata alle registe europee, che quest’anno celebra le voci femminili del cinema sloveno: curata da Nerina T. Kocjančič, responsabile della Promozione e della Distribuzione del Centro di Cinema Sloveno di Lubiana, questa categoria segue lo scopo di promuovere le nuove prospettive femminili. Saranno le registe slovene al centro dell’attenzione, con 13 lungometraggi, tra documentari e film di finzione, e 10 cortometraggi, opere firmate da altrettante autrici.
Le anteprime italiane del ritratto di Franz Kafka di Agnieszka Holland e la storia nascosta del medico nazista Josef Mengele di Kirill Serebrennikov apriranno il 37. Trieste Film Festival, il primo e più importante appuntamento italiano con il cinema dell'Europa centro orientale. “Franz” inaugurerà il festival venerdì 16 gennaio al Teatro Miela, mentre ad aprire le porte del Politeama Rossetti il 20 gennaio ci penserà "The Disappearance of Josef Mengele". A chiudere il festival, sarà la regista ungherese Ildikó Enyedi con il suo “SIlent Friend”, ancora al Politeama Rossetti, sabato 24 gennaio.
Il festival si svolgerà a Trieste dal 16 al 24 gennaio con film, documentari, corti, masterclass e incontri con i protagonisti, dai grandi maestri agli esordienti, registi e attori, e con le loro storie, capaci di creare ponti tra Est e Ovest.
Inaugura il festival "Franz" della regista polacca Agnieszka Holland (distribuito in Italia da Movies Inspired), che torna dopo il successo di “Green Border” del 2023 (Premio speciale della giuria alla Mostra del cinema di Venezia). Dopo le anteprime a Toronto e San Sebastian, e le selezioni per la Polonia agli Oscar 2026 e nella shortlist EFA, arriva anche in Italia in prima nazionale il progetto più ambizioso della carriera della regista: un biopic dedicato all’iconico scrittore boemo del XX secolo, Franz Kafka. Concepito come un mosaico caleidoscopico, il film seguirà l’impronta che Kafka ha lasciato nel mondo, dalla sua nascita nella Praga del XIX secolo fino alla morte nella Vienna del primo dopoguerra.
Nella consueta doppia apertura di rassegna, quando il festival entra nello splendido Politeama Rossetti, ci sarà anche "The Disappearance of Josef Mengele" di Kirill Serebrennikov (nelle sale italiane dal 29 gennaio con il titolo La scomparsa di Josef Mengele, distribuito in Italia da Europictures), esordio nazionale dopo l’anteprima mondiale alla sezione Cannes Premiere: al centro, proprio la vita e la storia dell’uomo noto come «L’Angelo della Morte». Nel periodo successivo alla Seconda Guerra Mondiale, Josef Mengele, il medico nazista di Auschwitz, fugge in Sud America per ricostruirsi una vita nascosta: attraverso gli occhi di suo figlio che lo ritrova, Mengele è costretto a confrontarsi con un passato che non può più ignorare. Da Buenos Aires al Paraguay passando per il Brasile, organizzerà la sua scomparsa metodica per evitare qualsiasi forma di processo. Il regista Kirill Serebrennikov terrà una masterclass la mattina dopo (21 gennaio), moderata da Joël Chapron, storico collaboratore del Festival di Cannes ed esperto di cinema russo e sovietico.
La chiusura del festival sarà invece dedicata a "Silent Friend" di Ildikó Enyedi (distribuzione italiana Movies Inspired), già in concorso a Venezia - dove all’attrice Luna Wedler è andato il Premio Marcello Mastroianni - e in shortlist per gli EFA, nella serata di sabato 24 gennaio al Politeama Rossetti. Nel cuore di un giardino botanico in una città universitaria medievale della Germania si erge un maestoso albero di ginkgo: questo testimone silenzioso ha osservato per oltre un secolo i quieti ritmi di trasformazione attraverso tre vite umane. Nel 2020 un neuroscienziato di Hong Kong inizia un inaspettato esperimento, nel 1972 un giovane studente viene profondamente cambiato dal semplice atto di osservare e connettersi con un geranio, nel 1908 la prima donna ammessa all'università scopre, attraverso l’obiettivo della fotografia, i disegni sacri dell’universo nascosti nelle piante più umili. Seguiamo i loro incerti tentativi di entrare in contatto mentre vengono trasformate dal potere silenzioso, duraturo e misterioso della natura. La regista ungherese incontrerà il pubblico in una masterclass nel pomeriggio dell’ultima giornata.
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