Domenica 14 settembre 2025 si è celebrata in tutta Italia la ventiseiesima edizione della Giornata Europea della Cultura Ebraica.
Il tema di quest’anno, “Il Popolo del Libro”, è stato scelto «per il suo straordinario potenziale nel raccontare l’eredità culturale ebraica, rafforzare il dialogo interreligioso […]. Un viaggio attraverso la parola scritta, tra testi sacri e letteratura, tra tradizione e innovazione. Un’occasione per scoprire e condividere il valore del libro come strumento di conoscenza e ponte tra culture».
Questa la presentazione dell’UCEI, che come sempre coordina le iniziative e fornisce, a chi ne fa richiesta, la versione italiana della mostra curata dalla National Library of Israel.
Nel Museo “Carlo e Vera Wagner”, non solo è stata accolta la mostra, molto ricca e documentata, ma è stata anche aggiunta un approfondimento dedicato al popolo del libro… triestino: le biblioteche della Comunità, tra nucleo storico e recenti acquisizioni, spesso dovute a generose donazioni; alcune figure di illustri bibliofili ebrei; una galleria di professionisti “del libro”, quali stampatori, tipografi ed editori, che tanto hanno dato alla cultura locale negli ultimi due secoli.
Presentate, nel rinnovato spazio espositivo, anche alcune “chicche” provenienti dalle varie collezioni librarie comunitarie.
Uno tra i libri più antichi conservati nella Biblioteca storica di via San Francesco: il libro Toldot Yitṣhaḳ (Il libro delle storie di Isacco), edito nel 1558 da Venturino Ruffinelli a Mantova, che è una raccolta di commenti sulla Torah di rav Yosef Caro, rabbino, filosofo, giurista e talmudista spagnolo vissuto tra Quattro e Cinquecento.
I sette volumi della famosa opera Oculus israelitici populi ossia Dilucidazioni filosofiche, fisiche e matematiche su tali materie contenute nel Talmud, edita da I. Costa a Livorno tra il 1878 e il 1880, di Benedetto Frizzi, medico ed ebraista originario del Mantovano, che visse ed operò per 40 anni a Trieste nella prima metà dell’Ottocento.
O ancora la prima traduzione ebraica dall’arabo del Corano, data alle stampe nel 1857 da Zvi Chaim (Herrmann) Reckendorf, a Lipsia, e arrivata nel nostro Museo grazie alla donazione del fondo librario di Felice Israel, importante semitista nato in seno alla Comunità triestina e mancato nel 2021 a Genova, dove insegnava all’Università.
Ma sono solo tre esempi di quello che potrete vedere esposto fino al 6 gennaio 2026
con accesso gratuito da via del Monte 7 oppure in conclusione della visita al Museo, da via del Monte 5.